Brandenburg N. 4

Guida all’ascolto

1. Allegro

Dipinto del celebre genio della musica Johan Sebastian Bach. Egli è vestito con un elegante casacca blu dai bottoni argentati, porta uno dei tipici parrucchini che si usavano indossare in quell'epoca. Nella sua mano destra si intravede uno spartito musicale.

Questo allegro, insolitamente esteso – 427 misure – ma simmetricamente costruito su una struttura formale concentrica del tipo A-B-C-B’-A.
Nell’ampio ed articolato ritornello iniziale (A), ripetuto testualmente a conclusione del movimento, il materiale tematico è esposto principalmente dagli strumenti solisti, mentre l’orchestra si limita ora a scandire le battute con semplici accordi, ora ad unirsi al concertino rafforzandone la sonorità.
Nelle sezioni successive (B e B’) aumenta il ruolo solistico del violino, culminante nell’esteso passaggio di biscrome (C) posto al centro del brano, quasi che il vertice dell’impegno virtuosistico coincidesse con quello formale in un’immaginaria struttura a piramide.
Le solide geometrie sulle quali si basa l’intero movimento si stemperano però nella morbidezza sonora della coppia di flauti e nel carattere disteso ed avvolgente dell’invenzione tematica, sottolineato dalla giocosità di un ritmo ternario piuttosto insolito per il primo tempo di un concerto.

2. Andante

Inquadratura dal basso di una statua dedicata al compositore Johan Sebastian Bach. L'artista, vestito di tutto punto, tiene nella mano destra un foglio arrortolato a cilindro. Sotto i piedi di ferro del genio, il nome del musicista forgiato con lo stesso materiale scuro della statua. Sullo sfondo si intravede quella che potrebbe sembrare una cattedrale fatta di mattoni grigi e grandi vetrate.

L’Andante (mi minore) è l’unico movimento lento fra tutti i Brandeburghesi a non prevedere una riduzione dell’organico strumentale: i solisti – qui usati come gruppo unitario – e il ripieno dialogano tra loro o si sovrappongono secondo i modi tipici del concerto grosso nell’elaborazione di un nucleo motivico di sospirate crome legate a due a due, in un fascinoso gioco di effetti d’eco e di contrasti del piano dinamico.
La coralità dell’insieme strumentale si interrompe solo in un paio d’occasioni, per dare spazio a due espressivi interventi solistici del primo flauto, a metà circa del brano e poco prima della cadenza conclusiva frigia alla dominante maggiore (si).

3. Presto

Dipinto di Johan Sebastian Bach rappresentato di profilo mentre suona un organo a due manuali. Vestito con una lunga casacca blu, calze bianche e scarpe nere, sembra scrutare le persone che osservano il ritratto con sguardo corrucciato e leggermente diffidente.

Nel Finale (Presto), così come nel Secondo Brandeburghese, i principi dello stile fugato si uniscono a quelli concertanti, sebbene in questo caso la condotta delle voci risulti essere più tesa ed articolata.
Le entrate a canone del tema, il cui incipit riecheggia quello del Brandeburghese n. 2, sono proposte dal Tutti lungo un arco modulante che dal tono d’impianto (sol) tocca il relativo minore (mi) e la sottodominante (do).
Gli interventi dei solisti si pongono a metà strada tra il divertimento contrappuntistico e l’intermezzo concertante, e ancora una volta affidano al violino l’episodio di maggior impegno virtuosistico, consistente in accordi spezzati, agili volatine di semicrome e tremoli vigorosi.
In questo movimento, il Tutti collabora “da protagonista” allo sviluppo dell’eloquio musicale ed acquisisce così un peso maggiore rispetto al semplice ruolo di accompagnamento svolto nel primo tempo, seguendo un percorso inverso a quello del Secondo Brandeburghese, dove i soli, meno visibili in apertura del concerto, si impongono più decisamente all’orchestra soltanto nel finale
Si ristabilisce così un più proporzionato rapporto dinamico tra solisti e ripieno che contribuisce ad arricchire quel sofisticato e delicato complesso di equilibri sul quale è complessivamente costruita, pur nell’individualità dei singoli concerti, l’intera raccolta dei Brandeburghesi.

Dalla Guida all’ascolto redatta da Carlo Carnevali.

Edizione curata e diretta da Claudio Abbado.

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